Presentazione libro "Gesù è più forte della Camorra"
L’associazione
Chirone, rende noto che lunedì 8 luglio
2013 alle ore 19,30, presso il Chiostro
di San Domenico, in largo Luigi Fortunato a Fondi, avrà luogo la
presentazione del libro di don Aniello
Manganiello “Gesù è più forte della
Camorra”.
La
presentazione del libro e incontro con l’autore, vedrà, l’ex parroco di Santa
Maria della Provvidenza di Scampia, don Aniello Manganiello, intervistato dal
giornalista Simone Nardone.
Una
chiacchierata, che metterà in luce le difficoltà, le paure, ma anche le
speranze che emergono dal lavoro del sacerdote “anti-camorra”, scritto a quattro
mani con il giornalista Andrea Manzi. Ma
soprattutto una domanda, che ruoterà attorno al discorso, perché, o meglio,
quando don Aniello, ha realmente capito che Gesù era più forte della Camorra,
anche in un territorio dove di Stato ce n’è poco e niente, di fede forse ancor
meno e dove la criminalità organizzata scandisce i ritmi della vita della
maggior parte degli abitanti.
L’evento
è patrocinato dal Comune di Fondi, e si realizzerà anche grazie alla
collaborazione del Parco dei Monti Ausoni e del Lago di Fondi, della Libreria
Il Seme e dei media partner 26lettere.it, Radio Antenna Musica FM 92.2 e il
periodico La Voce.
“Gesù
è più forte della Camorra” – breve recensione
Rizzoli, 2011
“Gesù è più forte della camorra”
è il diario in prima linea dei sedici anni napoletani di don Aniello, ma è
anche un richiamo forte a chi propone parole nobili – legalità, moralità, non
violenza – eppure si tiene lontano dalla realtà del quartiere. Una
testimonianza necessaria per capire cosa significa nascere, vivere e morire a
Scampia.
Ci sono due modi di intendere
la missione apostolica in un territorio difficile come Scampia: uno è chinare
la testa, non esporsi, parlare solo se interrogati; l’altro è quello del padre
guanelliano don Aniello Manganiello.
Consiste nel vivere fianco a
fianco con gli abitanti del quartiere e condividerne i problemi, spostandosi
sempre a piedi perché “in macchina non puoi verificare se il tuo passo è
cadenzato su quello dei ragazzi”.
Sin dal primo giorno, don
Aniello presta aiuto ai malati di Aids e ai tossicodipendenti, conduce
battaglie sociali a favore di famiglie troppo frettolosamente etichettate come
malavitose, visita le case di camorristi veri e li ascolta, ne ottiene la
fiducia e talvolta vede persino compiersi conversioni e ripensamenti radicali.
Con questi metodi, però, diventa un personaggio scomodo: nel quartiere è
oggetto di continue minacce, fuori si fa nemici nell’Amministrazione comunale e
negli alti ranghi ecclesiastici, a suo giudizio non sufficientemente impegnati
– nonostante i proclami – dalla parte dei più deboli. Nel 2010, dopo l’ennesimo
scontro, la Congregazione dei padri guanelliani rompe gli indugi e decide di
allontanare don Aniello dal “suo” rione, riportandolo a Roma, in una parrocchia
del borghese quartiere Prati, dove aveva operato per anni.